Il meglio di sé nasce da una condivisione: consigli per l’orientamento allo studio

La mattina del 9 dicembre si è tenuta l’edizione di Milano dell’evento per l’orientamento post-diploma Smart Future Academy. Si sono collegati on line quasi 1.100 giovani delle scuole di Milano, insieme ai loro docenti, che hanno potuto ascoltare le testimonianze di diversi imprenditori e personaggi impegnati nel mondo del lavoro, interagendo con loro e ponendo domande relative al loro futuro formativo e professionale.

Tra gli invitati a portare la loro testimonianza c’era anche Angelo Candiani, presidente di ASLAM e con ruoli direttivi anche in due Fondazioni ITS.

Candiani ha raccontato la propria esperienza lavorativa, anche relativa agli ITS, la formazione terziaria non universitaria, parallela all’università, che è “l’orgoglio della nostra Regione perché dà la certezza di trovare un lavoro” ha affermato Melania De Nichilo Rizzoli, assessore Istruzione Formazione e Lavoro di Regione Lombardia.

“Ho incominciato più di 20 anni fa a occuparmi del mondo della formazione, e ad appassionarmi a esso, perché ero in contatto con molti imprenditori che chiedevano di poter inserire nelle loro aziende dei giovani” ha esordito Candiani; “Abbiamo così iniziato a insegnare diversi mestieri, scoprendo che attraverso la formazione si educano anche i ragazzi a trovare un significato per la propria vita, a capire cioè quale contributo possono portare al mondo. Ho visto maturare tanti giovani in tal senso e sono maturato anche io”. Come? “Ho capito per esempio che se mi riusciva qualcosa cadevo nell’individualismo, pensando di poter fare tutto da solo, ma non è così: c’è sempre un momento in cui ti devi arrendere al fatto che da solo non andrai lontano, e che hai bisogno degli altri. In questo modo ognuno può dare il meglio di sé insieme al meglio di sé che possono dare le altre persone. Oggi infatti lavoro con circa 90 persone e ho bisogno di tutti”. Dieci anni fa sono nati gli ITS e Candiani si è coinvolto anche in questa avventura, spinto nuovamente dalle richieste della aziende di avere personale altamente specializzato. “L’esito è stato che quasi il 95% dei nostri studenti ITS trova lavoro, anche perché le imprese stesse si mettono in gioco nella progettazione dei corsi”, che vengono costruiti dunque secondo le reali necessità professionali del territorio. Il dato occupazionale è la risposta alle perplessità di tanti adulti nei confronti dei giovani: questi ultimi, secondo loro, non hanno voglia di lavorare, “ma l’esperienza che facciamo nell’ITS è diversa: qui infatti i ragazzi trovano una proposta che fa emergere tutta la passione che hanno dentro e la porta a frutto!”.

Al termine dell’intervento di Candiani molti ragazzi hanno voluto rivolgergli delle domande in diretta. Eccole: “Trasmetti professionalità ma anche serenità, qual è il segreto?” “Nella nostra storia abbiamo proposto ai giovani di formarsi per mestieri che non voleva fare più nessuno, eppure quelli che ci sono stati – e sono moltissimi – hanno trovato lavoro. Siamo chiamati ad accettare le sfide dell’impossibile, altrimenti anche davanti al Covid avremo solo paura” ha risposto Candiani.

A chi domandava con preoccupazione del proprio futuro professionale ha risposto puntando sulla speranza, che nasce dalla voglia che abbiamo nel cuore: “Non abbiate timore di intraprendere la strada della vita. Si può anche sbagliare nella scelta, ma la via giusta si trova: ho visto tanti giovani ripartire all’ITS dopo aver fatto altre esperienze”. E il desiderio che si ha nel cuore si realizza, come Candiani aveva già anticipato, “grazie alle relazioni. Ciò che apprezzo di più nei giovani che incontro è vederli imparare a lavorare con gli altri e non avere paura di cambiare il proprio punto di vista partendo da un confronto”. Insomma, “non siamo fatti per stare da soli, e vi assicuro che gli imprenditori si rendono conto subito se un giovane ha questa apertura”. Esempio di quanto espresso è la risposta all’ultima domanda “qual è la tua canzona preferita?”: “Amo molto il concerto per violino e orchestra di Beethoven. In questa composizione, il violino a un certo punto vuole procedere da solo, ma si trova in difficoltà… allora l’orchestra è come se gli venisse in soccorso e l’armonia riprende. Insieme: questo è il modo di lavorare che abbiamo noi italiani e che ha reso famosa la nostra produzione in tutto il mondo”.